Nella storia le maggiori forze propulsive per la ricerca sono state l’immaginazione, la curiosità e l’ambizione di scoperta. Einstein sosteneva come l’immaginazione fosse addirittura più importante della conoscenza stessa. Feynman definiva la creatività scientifica come “immaginazione in una camicia di forza”. Ma la definizione forse piu’ bella del potere creativo dell’immaginazione viene da un non scienziato: Paul Mc Cartney. In una delle sue canzoni più belle e famose scrive: “but the fool on the hill sees the Sun going down, and the eyes in his head see the world spinning round”. E’ l’immaginazione, gli occhi nella testa dello sciocco (ma non tanto..) sulla collina, che riescono a tradurre una osservazione pure bellissima ma banale, il sole che tramonta, in un fatto sorprendente, il sole tramonta perché la Terra gira su se stessa.
L’immaginazione si fonde con la curiosità nella famosa affermazione del Duca di Wellington: ho speso tutta la mia vita a cercare di indovinare cosa ci fosse dall’altra parte della collina. Di più: tutta l’arte della guerra è indovinare cosa ci sia dall’altra parte della collina. Wellington è stato un generale tanto famoso quanto bravo e fortunato, non certo uno scienziato. La sua era l’arte della guerra, non quella di sfogliare il libro della natura e dell’Universo. Nondimeno, la stessa affermazione di Wellington la si può usare anche a proposito della scienza: tutta l’arte della scienza è capire cosa c’è dall’altra parte della collina.
E infine l’ambizione, o meglio l’ambizione di conoscenza, la forza che ci porta a voler capire come funziona la Natura. James Cook è probabilmente quello che ha descritto meglio il concetto. Durante l’esplorazione dell’Antartide scriveva nei suoi diari: “L’ambizione mi porta non solo più lontano di quanto sia stato raggiunto da altri uomini prima di me, ma tanto lontano quanto io penso sia possibile per un uomo andare”. Non vi suona familiare? Non e’ un caso che la frase di Cook sia stata ripresa poi negli anni 60’ come incipit di una famosa serie di fantascienza, Star Trek.
Tutte le ricerche e le scoperte presentate nei capitoli precedenti sono state stimolate dall’immaginazione, dalla curiosità e dall’ambizione. Non è un caso che l’ESA, l’agenzia spaziale Europea, che ha immaginato prima e realizzato poi Rosetta, per celebrare la missione abbia realizzato un film che si intitola per l’appunto “Ambition”[1]. L’immaginazione la curiosità producono l’ideazione di un esperimento, o meglio un programma, guidati solamente dall’ambizione di risolvere un problema scientifico. Programmi così ideati possono ambire a diventare “moonshot”. Mi piace spiegare meglio questo punto cruciale raccontando due esempi illuminanti. Il primo è il percorso che ha ideato e poi seguito Riccardo Giacconi, e che lo ha portato alla scoperta del fondo cosmico in raggi X prima, e alla sua spiegazione poi. Scoperta che gli ha valso il premio Nobel per la Fisica nel 2006. Il secondo esempio è più recente, ed è culminato il 10 aprile 2019 nella divulgazione della prima istantanea dell’orizzonte degli eventi di un buco nero (super-massiccio in questo caso, qualcosa di simile al Gargantua di Interstellar). Le interessate e gli interessati possono trovare questi due racconti qui (versione completa del post)
[1] https://www.youtube.com/watch?v=H08tGjXNHO4
Prossima pubblicazione: 30 agosto 2020. 10. Una nuova forza propulsiva per la ricerca